Oggi è morto P. Alberto Teloni. Io ero lì, al sesto piano dell’Ospedale di Senigallia, fuori dalla sua stanza, con Pierluigi, ad aspettare i medici che tentavano di salvarlo. Ad Albertone volevo molto bene. Ci conoscevamo da tanti anni, ed insieme abbiamo dato vita e portato avanti la Gi.Fra. di Senigallia per un decennio. Di lui ho parlato su Vivere Senigallia. |
Di lui si dirà di tutto nei prossimi giorni, ne parleranno bene anche le persone che lui non sopportava. Delle sue tante qualità sono certo che nessuno ne citerà una che io apprezzavo particolarmente, forse perché l’avevamo in comune. Sto parlando del suo essere anarchico nel profondo del cuore. (Con quanto affetto Alberto ricordava suo nonno argentino che Anarchico lo era davvero anche in politica!)
Alla mia prima esperienza regionale nella Gioventù Francescana ricordo di essere rimasto sconvolto dalla libertà che avevano i ragazzi della Gi.Fra.: i tempi morti, le spaghettate notturne… sembrava che fosse tutto pronto proprio per divertirsi.
Io venivo da una lunga esperienza nella rigida Azione Cattolica diocesana, da dove ero stato sbattuto fuori perché, come animatore, mi rifiutavo di tenere le porte delle camere dei ragazzi aperte per controllare se questi dormivano… (non è proprio così, c’erano anche altri motivi, ma non voglio divagare troppo.)
La differenza di ambiente mi sembrò abissale, e mi ci volle un po’ per capire. Capire il gusto di stare insieme, il piacere della fraternità, l’inutilità di imporre delle regole se queste non sono condivise ma solo imposte.
Oggi sono accorso in ospedale a mezzogiorno e mezza. Alberto era lucido, ma stava tanto male.
Per me era un dolore vederlo così, avevo tanta voglia di fuggire. Mi sono fatto forza e sono rimasto.
Ma è successo che con lui siamo rimasti solo Pierluigi ed io. Dovevamo aiutarlo. Non scendo nei dettagli, ma in quel momento Alberto per me si è fatto lebbroso, come il lebbroso di cui San Francesco racconta nel testamento.
Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.
Nemmeno nell’ultima mezzora della sua vita Alberto ha perso occasione di insegnarmi l’Amore di Dio.
Una cosa che non ho fatto in tempo a dirgli:
Alcuni anni fa mi profetizzò che se non avessi lasciato perdere la mia profonda convinzione della necessità di unità per la Gioventù Francescana, questa mi avrebbe portato a staccarmi dagli altri ragazzi della Gifra.
Volevo dirgli, non ne ho avuto modo, che aveva ragione.
Ma che non importa. Sarei andato dritto per la strada dell’Unità lo stesso.
(Sulla questione, per chi non è informato, dedicherò un post in futuro)