Vi racconto una storia accaduta esattamente 30 anni fa a pochi chilometri da Senigallia. Dalla presenza di fate ed incantesimi potreste pensare che si tratti di una favola: vi assicuro che è tutto vero. Ad arricchire il tutto la prefazione di Fabrizio Chiappetti. Se preferite stampare prima di leggere qui il pdf. |
Prefazione
Se le porte della percezione fossero aperte, vedremmo le cose come sono: infinite. Così scriveva, più di due secoli fa, il poeta inglese William Blake. La nostra visione del mondo è spesso frammentata in una miriade di dettagli, che sono le nostre esperienze, le nostre emozioni, i nostri sogni. Ci vorrebbe ogni tanto un colpo d’ala, una vibrante sterzata dell’immaginazione che ci permetta di collegare quello che appare diviso, di aprire ciò che sembra chiuso. Questa volta l’aiuto ci viene dal racconto “Sogni” di Michele Pinto, non nuovo per la verità ad imprese del genere. E scopriremo che una meteora non è solo una meteora; che una rosa non è solamente una rosa. Che i sogni non sono solamente sogni ma anche realtà, e viceversa. È il potere non tanto della magia, che pure aleggia nel racconto, quanto del mistero più grande che mette in relazione tutte le cose create: l’amore, che move il sole e l’altre stelle.
Fabrizio Chiappetti
Sogni
Capitolo I
Lunedì 9 Gennaio 1978
“Professor Canto, io mi affido a lei! Lo sa che non possiamo interferire con gli uomini“.
L’anziana fata si fermò per concedersi un sospiro, diede un’occhiata al sobrio studio del professor Suliman Canto e continuò a parlare nel tono lamentoso tipico degli anziani che vedono in ogni piccola difficoltà una terribile minaccia alla propria tranquillità: “ma non possiamo nemmeno rinunciare alla tradizione: da secoli l’esame finale di Magia per le allieve della nostra scuola è quello di portare un dono magico ad una bambina nella culla“.
“Preside Wabisaki – l’interuppe gentilmente il suo interlocutore – non si preoccupi. Ho già pronto il potente incantesimo che annullerà tutte le magie delle nostre allieve. È un semplice incantesimo di antimagia, ma lo eseguirò personalmente e alla massima intensità.
Se mi permette ho abbastanza perizia nella magia per non essere superato da una delle mie allieve“.
La preside Wabisaki parve sollevata: “è per questo che mi rivolgo a lei Canto. So di essere in buone mani”.
“Vuole un infuso preside?“.
Ad un cenno affermativo di Wabisaki Canto pronunciò alcune parole magiche che ebbero l’effetto di scaldare il contenuto di un samovar appoggiato sulla scrivania e seminascosto da libri di tutte le dimensioni. Poi versò una tazza dell’infuso per sé ed una per il preside.
“E di quell’allieva di cui mi parlava? Non è preoccupato?“
“Intende Blaise? – rispose tranquillamente il professore – No, non sono preoccupato. Ha un talento per la magia formidabile, non ne ho mai visto uno uguale in 400 anni di insegnamento. È una fata davvero brava, i suoi sentimenti sono nobili, ma è giovane. E la gioventù la rende troppo esuberante e tremendamente distratta. Probabilmente il suo incantesimo fallirà perché all’ultimo momento dimenticherà un petalo di rosa. Ma anche se il suo incantesimo fosse prefetto non dubiti che la mia protezione possa fermarlo“.
“Bene. Non ho motivo di dubitare della sua abilità – replicò il preside Wabisaki sorseggiando il suo infuso – ed è inutile che le ricordi cosa succederebbe se interferissimo col mondo degli uomini come facevamo un tempo. Un caso isolato probabilmente passerebbe inosservato, ma se diventasse un’abitudine le conseguenze sarebbero terribili.
Ancora una cosa professor Canto. Le allieve non devono sapere che il loro incantesimo verrà annullato, non si impegnerebbero a sufficienza e soprattutto il buon nome della scuola ne verrebbe danneggiato“.
“Eccola là preside“, disse Canto indicando la finestra senza badare al fatto di aver interrotto per la seconda volta il preside.
Fuori dalla finestra una giovanissima fata dall’insolita capigliatura color rosso fuoco volava a velocità pazzesca verso la torre che conteneva l’ufficio del professore e tutta la scuola di magia.
“Ecco Blaise, tra una clessidra sarà qui“, concluse Canto prendendo una piccola clessidra usata come segnalibro in un grosso tomo e posizionandola in uno dei rari spazi liberi della sua scrivania.
Nello stesso istante, tra la Fascia degli Asteroidi (1) e l’orbita di Marte un piccolo gruppo di meteore stava correndo verso il centro del sistema solare ad una velocità decisamente superiore a quella della fata Blaise.
L’umore delle meteore era particolarmente triste. Durante il passaggio nella fascia degli asteroidi tante loro compagne di viaggio erano entrate in collisione con i planetoidi che la compongono, ed era ormai chiaro che le orbite di due di loro erano inevitabilmente destinate a scontrarsi contro il pianeta rosso.
Le meteore onorano le loro compagne che si scontrano contro i pianeti. I loro crateri diventano un monumento eterno alla loro forza ed al loro coraggio. Guardando avanti invece venivano assalite da terrore per quell’enorme disco giallo su cui è impossibile lasciare un cratere.
Anche quel piccolo pianeta bianco ed azzurro è fonte di preoccupazione. La sua atmosfera incendia e consuma chiunque si avvicini. Ed anche se le meteore più grandi riescono comunque a toccare il suolo ed a creare un cratere il pianeta lo nasconde in poche centinaia di anni.
Eppure su quel pianeta c’era una leggenda incredibile che spaventava ed affascinava la giovane meteora Leontio…
Quando l’ultimo granello di sabbia scese dalla clessidra la porta si spalancò. “Come ti avevo detto“, commentò con un sorriso il professor Canto a beneficio della preside ancor prima che Blaise entrasse esclamando: “Suliman, è bellissima!”
“Suliman? – replicò la preside Wabisaki in tono di rimprovero – non sarebe più corretto ‘Professor Canto?’“
“Blaise, ci hai interrotto” disse Suliman Canto.
“Chiedo perdono…” farfugliò la giovane fata.
“Non fa nulla – concluse la preside bevendo l’ultimo sorso del suo infuso – abbiamo finito e me ne stavo andando. I miei saluti“. Wabisaki volò via con la sua andatura incerta, dovuta ad una vecchia ferita ad un’ala che si era procurata in uno scontro con un unicorno e, a sua insaputa, era fonte di ilarità per le giovani allieve della sua scuola.
“Allora Blaise, cosa è bellissima?” Chiese Canto quando la preside fu uscito dal suo studio.
“La bambina a cui dovrò portare il mio dono magico. È stata concepita pochi giorni fa. Quando sono tornata dalle vacanze ho saputo che mi era stata assegnata. Dovrebbe nascere a metà settembre, ho otto mesi per studiare un incantesimo davvero speciale“.
“Bene Blaise, sono contento che ti piaccia, ma come fai a sapere che è bellissima? Adesso sarà poco più che un mucchietto di cellule“.
“Ho fatto un incantesimo che mi ha permesso di vederla nel futuro. Sarà bellissima! Mora con il naso all’insù, due piedini perfetti ed un sorriso magico. Gli uomini perderanno la testa per lei!“
“Ragazza, quell’incantesimo non è nel mio corso di studi!” Commentò Canto, un po’ stupito.
“Ma professore – rispose con una punta di saccenza la giovane fata – l’ho studiato da sola, lo uso sempre la sera prima dei compiti in classe per sapere le domande!“
“Allora dovrò proteggere i prossimi con un incantesimo di offuscamento – rispose il professor Canto visibilmente stupito dall’abilità della sua allieva. Rispondeno scarabocchiò un appunto sul suo quaderno – ma dimmi Blaise, che incantesimo pensi di donare a quella bambina? Che dono le farai?“
“Non lo so ancora. Sicuramente non un incantesimo che la renda bella, lo è già!“
“Mi raccomando non farla addormentare quando a 15 anni si pungerà con un fuso. Oggigiorno i principi che potrebbero venire a svegliarla sono davvero pochi!” (2)
“Mi prende in giro professore?“
“Solo un po’, in realtà ho grandi aspettative sulla tua fantasia“.
Rimasto solo Suliman Canto rilesse le parole che si era appuntato durante il colloquio: “Raddoppiare la dose di fuoco di drago nell’incantesimo per annullare la magia di Blaise. Ragazzina inquietante“.
Capitolo 2
Mercoledì 21 Giugno 1978
“Ragazze questa è la nostra ultima lezione – annunciò il Professor Canto nell’austera aula della scuola di magia – così ho pensato a qualcosa per rendere questa lezione indimenticabile“. Canto battè le mani e le fate si ritrovarono a Lione, in un campo di rose (3). Divertite, le bionde fatine si sedettero ognuna su un fiore portando un insolito tocco dorato ai colori delle rose.
Il professore continuò la sua lezione: “sapete perché vi ho portato qui?” Chiese.
“Per fare scorta? I petali di rosa sono fondamentali per tutti i nostri incantesimi” rispose un’adorabile fatina di nome Morgana.
“Esatto. E chi sa spiegarmi perché i petali di rosa sono così importanti?” Continuò il professore.
Dopo qualche attimo di silenzio, quando fu chiaro che nessuna delle sue allieve aveva la risposta Canto continuò: “Guardate i fiori su cui siete sedute… vedete cosa c’è all’interno? No, non potete vederlo perché i petali nascondono il mistero delle rose. Ma lo fanno senza coprirlo completamente, altrimenti sarebbe inutile. Osservate.
Questo loro ruolo, custodire il mistero e vestirlo di bellezza, li rende così preziosi.
Il mistero che contengono in realtà è quanto di più ovvio possa esistere: polline e pistilli. Come una ballerina sa che per essere attraente deve nello stesso tempo mostrare e nascondere il proprio corpo per farsi immaginare dal suo pubblico, così la rosa nasconde quanto ha di più prezioso per renderlo ancora più desiderato. Il fiore di una rosa è il fine ancestrale di tutta la pianta, da lui nasceranno altre rose, ancora più affascinanti, per questo è così bello e prezioso“.
“È questo il motivo per cui noi possiamo fare incantesimi solo sulle bambine e non sui bambini?” Lo interruppe Trilly, una delle sue allieve più brave.
Prima che Canto potesse rispondere si sentì un battito di mani in lontananza ed una voce affannata: “Vi ho trovato finalmente!“
“Blaise! Sei in ritardo anche oggi. Scegli una rosa e siediti come le tue compagne. E poi spiegami come hai fatto a ritrovarci“.
“Mi dispiace professore! – rispose la fatina mentre si accomodava su una Madame A. Meilland (4) – ho seguito la scia del suo incantesimo, identificarlo non è stato difficile, solo lei usa ancora petali di Rosa Gallica in questa stagione“. (5)
Canto trattenne lo stupore per il difficile incantesimo che la sua allieva era riuscita a compiere e prese spunto dalle sue parole per continuare la lezione: “Proprio di questo stavamo parlando, ogni rosa ha petali diversi, ed ognuno può influenzare il vostro incantesimo in una maniera diversa. Se prendiamo delle rose botaniche, piante estremamente resistenti ad ogni avversità, i nostri incantesimi saranno più resistenti nel tempo. Secondo voi di che rosa ho utilizzato i petali quando ho portato il dono del canto a quella splendida bambina, Maria?“
Le fatine conoscevano bene quella storia, il professore l’aveva raccontata loro almeno mezza dozzina di volte l’anno precedente quando quella bambina, ormai divenuta una donna famosa in tutto il mondo per la sua voce era morta, così risposero quasi in coro: “Soleil d’Or, l’unica rosa che a quei tempi aveva il colore dei canarini“. (6)
“Ok, vedo che siete preparate – commentò Canto sentendosi colto in fallo per l’ennesima ripetizione – ma prima di salutarci vorrei dire due parole su quale dono portare alle bambine che vi sono state assegnate. Il dono del canto è sempre un’ottima idea, ed è anche molto vario, gli incantesimi per il canto lirico sono ben diversi da quelli necessari per la musica che ascoltate voi oggi, il rock, oppure potreste concentrare il vostro incantesimo sul ritmo, o sulla melodia… – Suliman Canto si accorse che le fatine iniziavano ad annoiarsi e cambiò registro – …ma non c’è solo il canto. Attenzione però, idee molto più fantasiose potrebbero non essere buone. Ad esempio il dono di volare sarebbe bellissimo, ma gli uomini vedrebbero con diffidenza una bambina capace di librarsi nell’aria: il dono le creerebbe più problemi che altro. E lo stesso per incantesimi come parlare con gli animali o con gli angeli, e tutto quello che è troppo appariscente.
Altri incantesimi potrebbero essere controproducenti: non tutto quello che sembra buono ha conseguenze positive. I desideri si dividono tra quelli naturali e quelli nati dalla vanità. (7) Se vogliamo rendere felici le bambine a cui doneremo il nostro incantesimo è opportuno soddisfare i primi. Il primo tra i desideri naturali è quello di essere amati, ma su questo non abbiamo potere, lo sapete bene“.
Suliman Canto si guardò intorno, le fatine lo stavano ancora ascoltando senza distrarsi. Riprese la sua lezione: “Rendere una bambina ricchissima non necessariamente la renderebbe felice. Non quanto avere un Amico Vero o la capacità di disegnare, di suonare, di ballare, di scrivere poesie o di avere doti particolari nello sport. Ricordate solo una cosa: voi regalate un sogno. Un sogno già realizzato perde il suo valore, un sogno conquistato con le proprie forze invece non muore mai“.
“Realizzare i sogni“. Leontio si aggrappava a queste parole. Ormai la sua orbita era in evidente collisione con il pianeta azzurro e bianco. Sarebbe stata la sua fine, senza nemmeno un cratere per ricordarla.
La leggenda raccontava che quel pianeta aveva al suo interno qualcosa capace di dare alle meteore che si avventuravano nella sua atmosfera poteri incredibili, come la capacità di realizzare i sogni. Ma non solo: quello strano pianeta permetteva alle meteore di vivere quella stessa forza, una forza che rendeva invincibili e faceva provare una gioia tale nel soddisfare i sogni ed i desideri degli abitanti del pianeta che le meteore non avevano rimpianti nel dissolversi nell’atmosfera. “Amore… che parola strana per una forza così misteriosa” penso Leontio.
Capitolo 3
Giovedì 10 Agosto 1978 Notte di San Lorenzo
Leontio entrò nell’atmosfera terrestre e subito sentì la sua temperatura crescere a disimisura. Entro pochi secondi si sarebbe consumata completamente. Nello stesso istante sentì il flusso della magia entrare dentro di lei: la leggenda del pianeta azzurro era vera. Non si era mai sentita così forte.
Furono in 18743 a vedere la sua scia luminosa in un tratto di terra che va dall’Iran alla Groenllandia.
In 4203 però non avevano un desiderio pronto e persero la loro occasione.
3128 osservatori del cielo espressero un desiderio, ma poi lo raccontarono agli amici, e Leontio non potè far nulla per loro.
Ben 8612 innamorati espressero un desiderio irrealizzabile: l’amore è tanto più forte della magia che, come ben sanno le fate, non può esserne nemmeno influenzato.
946 desideri erano in contrasto tra loro. Se ne fosse stato realizzato uno sarebbe divenuto impossibile l’altro. Per non fare un torto a nessuno Leontio non ne accontentò nemmeno uno.
Altri 623 espressero un desiderio già richiesto ad un’altra stella cadente, non era necessario impegnarsi per loro.
In meno di 4 secondi la meteora predispose gli incantesimi perché nei giorni e nei mesi successivi si esaudissero i 1221 desideri rimasti. Particolarmente impegnativi furono quello di un operaio di Barcellona che chiedeva la democrazia nel suo paese (8) e quello di una suora di Cracovia che chiedeva che il suo vescovo fosse eletto Papa (9).
A Leontio rimanevano pochi attimi di vita quando avvenne un contatto insperato: nella campagna marchigiana una signora all’ottavo mese di gravidanza fu colpita dalla bellezza della meteora. L’emozione arrivò alla bambina che teneva in grembo. Leontio se ne accorse. Tra le due si svolse un breve ed intenso dialogo in quella lingua misteriosa che conoscono solo i gatti, i bambini, le stelle cadenti ed i delfini. Al termine del dialogo la massa di Leontio si consumò completamente, ma con un’ultimo incantesimo decise di trasferire la sua forma spirituale accanto alla sua nuova amica, al sicuro protetta dalla placenta.
“È inutile, questo incantesimo non si può fare“. Blaise manifestò il suo disappunto tirando un calcio allo zaino dove teneva gli ingredienti per i suoi incantesimi. “Non posso fare in modo che quella bambina sia la prima donna a mettere piede su Marte, sembra ci sia un blocco. Forse è normale, gli uomini sono stati sulla Luna già nove anni fa, quando andranno su Marte probabilmente lei sarà troppo piccola. Dovrò trovare un altro incantesimo. Peccato però: due settimane di esperimenti buttati via.
Mi serve un’idea subito, manca appena un mese!“
La giovane fata iniziò a camminare nel sottobosco con fare pensoso. “Potrei farla diventare bravissima in matematica!” disse ad alta voce soddisfatta.
“No. Poi la rinchiuderebbero in una di quelle scuole per geni, che noia!” Pensò.
Quasi per caso si ritrovò nel campus, accanto alla scuola di magia. Alcune sue compagne che avevano sostenuto l’esame da poco avevano organizzato un party. Blaise decise di partecipare: presa dallo studio del suo incantesimo aveva saltato tutte le feste di fine anno scolastico, aveva bisogno distrarsi un po’.
Le fatine festeggiavano ballando al ritmo della musica di grilli e ranocchie, fino a quando non trovarono una cosa più divertente: un bambino uscì dalla sua tenda da campeggio. Non c’è niente che le fatine amano di più che far dispetti ai bambini.
Mentre le sue compagne apparivano e sparivano davanti al bambino Blaise ascoltò quello che stava dicendo. Il bambino dava prova di avere una fantasia sfrenata: prometteva un biscotto ad una civetta, purché non mangiasse la Luna. “È un sognatore” pensò Blaise. E qualche secondo dopo, ad alta voce: “Ho trovato!” Raccolse il suo zaino e volò via dalla festa: aveva un incantesimo da preparare.
Capitolo 4
Notte tra giovedì 14 e venerdì 15 Settembre 1978. Ospedale di Ostra, reparto maternità.
“Morgana, Trilly e Blaise, aspettatemi qui! Entro ad addormentare le infermiere e vi chiamo” disse il professor Canto alle tre allieve trepidanti per il loro esame. Appena il professore entrò Blaise si rivolse alla sua compagna: “Trilly, non avresti qualche petalo di rosa in più? Sono necessari per il mio incantesimo, e li ho dimentiacati…“. Per nulla sorpresa Trilly aprì uno dei sacchetti magici che portava alla cintura e porse all’amica alcuni petali: “Sei sempre la solita!” commentò.
“Double Delight, (10) grazie! Sarà un incantesimo scoppiettante! Non deve essere stato facile procurarseli, è una nuova varietà. Te li restituirò presto“.
All’interno del reparto di maternità bastò una parola del profesor Canto per addormentare le infermiere di turno. Quindi, con molta attenzione Canto saltò da una culla all’altra lanciando il suo incantesimo di antimagia. Infine tornò a chiamare le sue allieve.
Emozionata Morgana lanciò il suo incantesimo di bellezza sulla prima culla, alcuni petali di rosa rossa si posarono sulla culla. Per l’esattezza rimasero a mezz’aria a meno di un millimetro di altezza dalla culla, ma nessuno se ne accorse. Il professore, dopo aver osservato attentamente ogni movimento ed ascoltato ogni parola dell’allieva le disse: “il tuo incantesimo è stato perfetto Morgana. Ti diplomerai col massimo dei voti!“
Era il turno di Trilly che lanciò il suo incantesimo di luce sulla seconda culla. Due raggi luminosi partirono dalla fatina e si spensero ad una frazione di millimetro dalla bambina, ma nessuno ci fece caso. Il professor Canto si complimentò e, seguito dalle tre fatine, volò verso la terza culla.
Blaise iniziò a recitare il suo incantesimo che apparentemente non ebbe altro effetto che materializzare un piccolo specchio mistico. Suliman Canto rimase disorientato per qualche secondo, non era quello l’incantesimo che si aspettava. Quei brevi attimi furono sufficienti perché Blaise potesse lanciare un secondo incantesimo. La stanza si riempì di luci colorate. La bambina a cui era diretto l’incantesimo sorrise mentre le sue due vicine scoppiarono in pianto. “Scappiamo via, il pianto sveglierà le infermiere. Non devono vederci!” gridò il professore ancora stupito per l’accaduto.
La mattina dopo la preside Wabisaki, fuori di sè per la rabbia, entrò sbattendo la porta nell’ufficio del professore. “Canto! Cosa è successo questa notte?“, sbraitò sbattendo con violenza un pugno sul tavolo causando un piccolo terremoto tra i libri di Suliman Canto.
“Preside, si calmi! Gradisce un infuso?“, rispose Canto.
“Non voglio un infuso! – urlò Wabisaki mentre le sue ali vibravano con una violenza insolita, mettendo in evidenza la sua cicatrice in maniera grottesca – voglio sapere cosa è successo stanotte. Perché quella dannata fata è riuscita nel suo incantesimo e soprattutto che razza di incantesimo ha lanciato. Voglio sapere che genere di problemi dobbiamo aspettarci per il futuro. Si rende conto delle conseguenze se il dono della sua Blaise fosse stato, che ne so… volare?”
Canto trasalì al solo pensiero. Wabisaki, come un fiume in piena continuò: “Gli uomini sono imprevedibili. Se si accorgessero che abbiamo infranto il patto firmato con Torquemada sarebbero in grado di riesumare l’inquisizione!“.
“Ma preside sono cambiati i tempi – attaccò Canto – gli uomini non sono più quelli di una volta, adesso c’è la televisione, probabilmente non si ricordano nemmeno di quel patto“.
“Ora basta Canto. Mi dica cosa è successo stanotte“.
“Non lo so” si arrese Canto “non ho idea del perché il mio incantesimo non abbia funzionato“.
Wabisaki con uno sforzo visibile contenne la rabbia: “Veda di scoprirlo presto! Voglio una relazione completa e dettagliata entro questa sera. Io ho combattuto nella grande guerra contro gli unicorni, non tollererò di essere preso in giro da una fatina con le lentiggini ed un professore da strapazzo. Sono stata chiara?“.
Due ore dopo fu Blaise a visitare il professor Canto.
“Allora Blaise, cosa hai combinato stanotte?” chiese con un tono quanto più controllato possibile Suliman Canto alla giovane fata dai capelli rossi che gli sedeva di fronte.
“C’era un incantesimo di protezione su Amina. Hanno scelto proprio un bel nome, le si addice. Ha visto che era bella proprio come avevo detto? – rispose Blaise per nulla intimorita – era un incantesimo come quelli che usa lei per proteggere i compiti in classe. Non avrei avuto difficoltà a superarlo, lo faccio sempre, ma questa volta l’incantesimo aveva una dose di fuoco di drago troppo alta, con quello che costa, che spreco!“.
“E come hai fatto ad infrangerlo?” chiese Canto col tono di voce di chi si sente scoperto ma cerca di far finta di nulla.
“Non sono stata io. Accanto alla bambina c’era una meteora. Cosa ci facesse non lo so. Io mi son limitata a creare un piccolo specchio mistico di modo che la meteora potesse esprimere un desiderio. Ero certo che lo avrebbe usato per assorbire il fuoco di drago: sono troppo affini! Il resto è stato un gioco da ragazzi”.
Suliman Canto rimase in silenzio pensoso e con un espressione decisamente preoccupata.
“Allora professore… mi promuove?” Insistette Blaise, cogliendo la preoccupazione del suo insegnante.
“Certo Blaise, con lode – rispose Suliman Canto cercando di ostentare una serenità che non aveva – toglimi una curiosità. Mi scoccia ammetterlo, ma mi sono distratto, non ho visto che incantesimo hai lanciato“.
“Davvero non lo ha visto professore?” Blaise sorrise tra le lentiggini. “È un incantesimo che ho inventato io. Le ho donato la capacità di non smettere mai di sognare e la forza per inseguire i suoi sogni“.
Nello stesso momento intorno all’orbita lunare Leontio non era mai stata così felice.
Quell’incantesimo a base di fuoco di drago e lo specchio erano stati provvidenziali. Con l’energia del fuoco di drago aveva trovato la forza per ripartire verso il cielo, con il desiderio che aveva potuto esprimere vedendosi riflessa aveva ricostruito la sua massa.
Da quell’anno ogni estate Leontio passa vicino alla Terra per salutare la sua amica Amina a dispetto di ogni orbita predeterminata.
1 – La Fascia degli Asteroidi, è una regione del sistema solare compresa fra le orbite di Marte e Giove che contiene la maggiore concentrazione di asteroidi del sistema. Un asteroide, chiamato anche planetoide, è un oggetto simile per composizione ad un pianeta ma più piccolo, e generalmente privo di una forma sferica. Ha in genere un diametro inferiore al chilometro, anche se non mancano corpi di grandi dimensioni.
2 – Il riferimento è alla favola “La bella addormentata” di Charles Perrault del 1697, ripresa dai fratelli Grimm e dalla Disney per un lungometraggio.
3 – È probaile che Suliman Canto abbia trasportato le sue allieve nell’azienda di rosicoltori Meilland Richardier, la più grande e prestigiosa del mondo.
4 – Madame A. Meilland, in Italia nota come “Gioia” è una delle più belle rose di Meilland. È stata ibridata alla fine degli anni ’30, appena poche settimane prima dell’invasione tedesca del ’39 alcune piantine hanno raggiunto gli Stati Uniti dove è iniziata la coltivazione. Fu utilizzata per addobbare il tavolo della pace alla fine della guerra, da cui il nome con cui è conosciuta nei paesi anglosassoni “Peace”.
5 – La fioritura della rosa Gallica, come nella maggior parte delle rose antiche, è limitata ai mesi di Maggio e Giugno.
6 – Evidente il riferimento alla celebre cantante Maria Callas (1923 – 1977). Soleil d’Or è la prima rosa gialla che gli ibridatori moderni sono riusciti ad ottenere. Il miracolo fu ottenuto dal francese Pernet nel 1900.
7 – Canto sta citando il filosofo greco Epicuro 341- 271 A.C. Lettera a Meneceo 127-128: “Così pure teniamo presente che per quanto riguarda i desideri, solo alcuni sono naturali, altri sono inutili, e fra i naturali solo alcuni quelli proprio necessari, altri naturali soltanto. Ma fra i necessari certi sono fondamentali per la felicità, altri per il benessere fisico, altri per la stessa vita. Una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell’animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall’ansia.” Anche il nome della meteora, Leonzio, è un omaggio alla donna che il filosofo amava.
8 – Il 27 Dicembre 1978 la Spagna diventò una democrazia dopo 40 anni di dittatura.
9 – Il 16 Ottobre 1978 Il Conclave elesse Papa l’arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla con il nome di Giovanni Paolo II.
10 – Double Delight, secondo alcuni la rosa più bella al mondo, ibridata nel 1977 da Swim & Ellis. Sua la foto in alto.