Il mio prof di filosofia del liceo diceva che la cultura è quello che si ricorda dopo aver dimenticato ciò che si ha studiato. Ormai sono alcuni anni che non prendo in mano un libro di Epicuro. Leggo settimanalmente le sue sentenze su Epicurus Dixit e praticamente nient’altro. Quindi quello che mi ricordo ora dovrebbe essere l’essenza del messaggio di Epicuro. Di sicuro sarà quello che più apprezzo. |
Sin dal primo giorno in cui ho sentito parlare di Epicuro e della sua filosofia una cosa mi ha colpito. L’obbiettivo.
Epicuro fa filosofia per essere felice: Vana è la parola di quel filosofo dalla quale nessun male dell’anima viene medicato.
Ma non esolo questo: per Epicuro stare a chiacchierare con gli amici nel Giardino – fare filosofia – è di per se un piacere.
La filosofia di Epicuro non si limita all’etica, ma questa ne è la parte centrale. La Fisica, per quanto affascinante e decisamente più apprezzabile rispetto a quella dei suoi contemporanei, rimane uno strumento al servizio del vivere felicemente.
Stabilito a cosa serve la filosofia, vediamo come questa può rendersi utile per essere felici.
Due sono le cose principali, l’amicizia ed il calcolo dei piaceri.
Mangiare senza amico è divorare di leone o di lupo. Possiamo trovare tutto quello che vogliamo, ma se non abbiamo qualche amico con cui condividerlo non ce lo godremo appieno.
Epicuro non sta a spiegare perché l’amicizia è così importante. È una cosa ovvia. Spiega però ché l’amicizia non nasce dall’utilità reciproca, ma non disdegna di trarne dei benefici concreti, in caso di necessità. Non è tanto dell’aiuto degli amici che noi abbiamo bisogno, quanto della fiducia che essi ci aiuterebbero nel caso ne avessimo bisogno.
Il calcolo dei piaceri è una delle cose più controverse della filosofia epicurea. Se vogliamo semplificarlo al massimo possiamo riassumerlo così: prima di compiere una qualunque azione domandati quali saranno le conseguenze, nel bene e nel male, valuta il piacere che ne trarrai ed eventuali effetti collaterali negativi. Infine trai le tue conclusioni.
Il piacere è bene primario e naturale per noi, per questo non scegliamo ogni piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo.
Dall’esperienza del calcolo dei piaceri Epicuro trova un altro elemento fondamentale per la vita felice: la sobrietà. Se vuoi rendere ricco Pitocle, non aggiungere qualcosa a ciò che possiede ma sottrai qualcosa a ciò che desidera. Ed anche Niente basta a quell’uomo per il quale ciò che basta sembra poco.
Per essere veramente felici bisogna imparare ad apprezzare quello che si ha, con semplicità e a non lasciarsi andare ai desideri, che se lasciati liberi non hanno limite.
Infine di Epicuro apprezzo tantissimo l’umanità. Le sue amicizie, numerose e profonde, la sua tenerezza (che leggiamo nelle poche lettere personali rimaste), la sua coerenza verso il suo insegnamento.
Queste sono le parole che ha scritto prima di morire: Epicuro ad Ermarco, salute: Volgeva per me il supremo giorno e pur felice della mia vita, quando questo ti scrivevo. Così acuti erano i miei mali della vescica e dei visceri, che più oltre non poteva procederne la violenza. Pure ad essi tutti s’adeguava la gioia dell’animo, nel ricordare le nostre dottrine e le verità da noi scoperte. Ora tu, come si conviene alla buona disposizione che fin dalla prima adolescenza mostrasti verso me e la filosofia, abbi cura dei figli di Metrodoro.
So di aver trascurato tantissimi aspetti della filosofia epicurea, molti di questi importantissimi.
Spero comunque che questa sintesi veloce ed arbitraria possa essere utile a qualcuno.